Il 24 finalmente facciamo un mese, un mese di coccole, amore, pannolini sporchi, notti insonne, conta di ml di latte e giri in negozi tra prezzi e scaffali.
Ma siamo qui, un bimbo che ha preso un kg dalla nascita e qualche cm; a cui abbiamo dovuto scucire tutti i piedini delle tutine perchè li ha più grandi dei miei, che ti guarda con gli occhi pieni di gioia nonostante non riesca a sorriderti, che ti segue piano piano e ogni volta che sente il fratellino lo cerca ovunque, girando testa e occhietti alla ricerca della voce amica.
Un mese di coccole nel lettone e tentativi di abituarlo al suo, di canzoncine e coliche, di spese, di uscite economiche non indifferenti, ma di grande amore a ogni stretta di ditino.
Ma soprattutto un mese di tentativi e di scelte, di biberon e dubbi sul latte più adatto.
Ho scritto e riscritto questo post molte volte. Alla fine ho capito che non c'è un modo facile per dire quello che voglio esprimere, perchè oggi siamo nel mondo del "se non allatti tuo figlio sei una cattiva madre".
Non voglio fare la vittima e nemmeno la guerra per le "mamme del biberon e latte artificiale", però ci sono passata ben due volte e in entrambe mi sono trovata a dover ascoltare critiche che dal mio punto di vista, una neo mamma, stressata psicologicamente e fisicamente non dovrebbe passare.
Niente di grave sia chiaro, ma questo lo dico ora che ci sono passata. In quei tre giorni in ospedale, quando sembrava che non allattare al seno, non riuscire a sopportare il dolore di una non buona attaccatura di Lorenzo, di una pelle troppo delicata che non faceva altro che sanguinare, non essere in grado di dargli ciò di cui aveva bisogno, facesse di me una madre non all'altezza di questo titolo.
E' vero, il latte materno non è lontanamente paragonabile al latte artificiale, lo penso come sono d'accordo col fatto che, nel 2019, un bambino debba essere vaccinato e seguito da dei medici professionisti.
Sono pro scienza e pro natura, per un raffreddore magari basta un po' di acqua di sirmione, mentre per una tonsillite batterica ci vuole un' antibiotico.
Ma sono anche d'accordo che nel 2019, se una madre non riesce ad allattare al seno, anche solo per scelta e non necessariamente per un problema fisico, non debba essere considerata poco mamma.
Penso che sia nel diritto di una madre, in uno dei periodi più stressanti della sua vita, dopo ore di travaglio, dopo mesi di nuove situazioni, di ansie e di pareri non chiesti, possa decidere di non allattare.
Di scegliere una via più facile rispetto allo stress del non sentirsi come le altre donne, di non avere la montata lattea il giorno dopo, di scegliere di avere un bimbo un po' più pigro rispetto agli altri o semplicemente di poter chiedere così aiuto più facilmente e potersi dividere i compiti con il proprio partner.
La tendenza invece è di esasperare la cosa. Sembra che la scelta giusta sia solo decidere di soffrire per poter dare al proprio bimbo una via migliore, come se tutto l'amore nell'averlo dato al mondo non bastasse, come se decidere dopo nove mesi qualcosa per sè, quando l'alternativa è comunque qualcosa all'altezza della prima scelta, non sia contemplato.
Per tre giorni in ospedale ho sopportato dolori lancinanti al seno, pelle che si staccava, seno che si attaccava alla coppetta o al reggiseno dovendo staccarlo poi e riaprire le ferite, vedere mio figlio che perdeva peso e sapere di non riuscire a dargli tutto. Pensieri e messaggi a mio marito che mi incoraggiava nello scegliere per me, che tutto sommato era meglio un biberon e una spesa economica non indifferente al vedermi piangere dal dolore.
Per tre giorni le ho provate tutte, tiralatte, auto-mungitura dei seni, coppette, modellatori, attaccature in tutte le posizioni possibili e immaginabili. Non dormire la notte per provare ad attaccarlo nonostante le fitte e cercare nella montata lattea l'unica speranza. Ore di discorsi e tentativi con tutte le infermiere e le ostetriche del nido. Ma nulla, alla fine ho deciso per me (e per Lorenzo dato che è nato molto piccolo e stava perdendo troppo peso) di scegliere il latte artificiale.
A un mese, posso dire che non potevo fare scelta migliore.
Non mi sento meno madre e se devo dirla tutta, sono stressata e stanca uguale, ma lo vedo crescere, stare sveglio, essere sereno e non avere la pressione di una madre che vuole essere perfetta nonostante la natura, in questo caso con capezzoli e seno non adatto, le vada contro.