Siamo tutte mamme.

lunedì 8 ottobre 2018



Ho acceso le mie candeline profumate, ho rimesso in ordine la camera.
Mentre sono seduta con lo sguardo fisso al PC, penso a cosa potrei scrivere, un po' come fosse un diario che tengo tutto per me, un momento di relax e di sfogo.
La prima cosa che mi salta in testa, forse Lorenzino che si gira e rigira nella pancia come stesse facendo i cento metri ostacoli alle olimpiadi, mi fa pensare a come sono diverse le gravidanze.
Non nel senso stretto di gravidanza, ma nel senso letterale.
C'è chi della gravidanza ha il terrore, e non vuole avere figli. Vuole viversi la libertà e non avere costrizioni da quel punto di vista.
Chi ama i bambini, ma degli altri. Quindi magari adora tenere i nipotini, i bimbi degli amici, come fossero un po' anche suoi, ma l'idea di averne uno proprio assolutamente no.
C'è chi ci prova tanto, e tanto, e tanto.... con sacrificio e dolore. Ma il destino, fato, Dio, o decidete voi come chiamarlo, non vuole. E allora si passano notti a piangere, guardando foto o cercando un motivo a tutto questo. Che spesso e volentieri non c'è.
C'è chi ci riesce, e poi lo perde. E poi non ha più il coraggio e la voglia di riprovarci e provare ancora quel dolore. Che sia dopo un mese, dopo 3 o dopo 9.
C'è chi lo perde e ci riprova subito e inaspettatamente arriva.
C'è chi può abbracciarlo e lo perde subito dopo. C'è chi deve lottare per tenerlo tra le braccia e chi deve lottare per dargli una vita dignitosa.
C'è chi non si arrende, e non potendone avere uno biologicamente proprio, lo adotta. Ma lo ama come lo avesse partorito lei.
C'è chi per legge non può averne, e aiuta chi invece potrebbe ma non vuole quello che, senza volerlo, è arrivato.
C'è chi aiuta chi non può ad averne, e chi fa da mamma solo per quei nove mesi.
C'è chi ha un animale che ama come un figlio, e chi ama la vita come fosse un po' un figlio.
Quanto amo vedere al parco, uomini e donne correre con il proprio cane, vedendo sui loro visi tutta la maternità che una persona possa provare prima di esplodere.

Ma che differenza c'è tra tutte queste famiglie? Nessuna. Ognuno vive la " gravidanza " a modo suo. Mi piace pensare alla gravidanza semplicemente come un'attesa, che sia di una decisione, di due lineette su un pezzo di plastica o nelle notti insonni in cui, abbracciato a chi ami, pensi a cosa la vita possa ancora darti.

Penso che le mamme siano tutti, siano donne o uomini che di fronte a delle scelte donano un pezzo di cuore ad una persona che non sono loro, che decidono di guardare il futuro con fiducia e di prendere un pezzetto di felicità e stringerlo a sè.
A volte aiutando la propria famiglia a volte un'amico o un estraneo.

Quando penso a tutto ciò penso alla fortuna che abbiamo, tutti. A quanto alla fine anche se piena di dolori e ansie, a quanto sia bella l'attesa. Perchè se c'è attesa, c'è ancora qualcosa in cui sperare.

Io sono fortunata e sia Giovanni che Lorenzo, me lo ricordano ogni giorno. Che sia con una coccola o un calcetto.

Penso a quanto mi renda felice Simone ogni giorno, per avermi donato questa gioia.

Penso che ogni persona al mondo possa provare questi sentimenti, purtroppo o per fortuna ognuno in un modo a sè, seguendo un percorso che sono sicura, sia scritto da qualche parte e a su cui non abbiamo grandi possibilità di scelta.
Magari scarabocchiandolo un po', a matita per poterlo subito cancellare. O decidere di scrivere con il pennarello indelebile la parola felicità, sapendola trovare ognuno a proprio modo, nel proprio percorso.

Senza discriminare chi ha più fortuna di noi, non sapendo la battaglia che sta vivendo e cerca di nascondere con un sorriso.

Quindi, sorridiamo. Sorridiamo anche per chi non se lo sente di farlo, per chi la vita ha messo alle strette e per chi non sa che da domani avrà un sacco di nuovi motivi per farlo. Non puntiamo il dito, ma cerchiamo di trasmettere felicità sapendo che non c'è cosa più contagiosa.

Posta un commento